L’intelligenza artificiale si allea con i ristoranti per spingere il delivery

Nell’ultimo anno l’e-commerce è diventato per molti imprenditori l’unico modo per restare sul mercato. E l’intelligenza artificiale è diventata uno strumento di inclusione, un supporto quasi inatteso, ma fondamentale.

L’accelerazione imposta dalla pandemia globale, però, non è stata uguale per tutti. C’è chi, come il mondo del retail, la transizione verso il digitale l’aveva iniziata da tempo cercando un equilibrio tra due sistemi – offline e online – destinati a convivere, ma c’è anche chi, come i ristoratori, guardavano alle piattaforme di delivery più come a un potenziale avversario che a un possibile alleato, preferendo, di fatto, continuare a concentrarsi su modelli di business tradizionali.

L’esplosione del Covid e le misure di contenimento decise dai governi hanno cambiato – forse per sempre – le regole del gioco. I ristoranti, di ogni tipo e genere, che aprono e chiudono a ogni cambio di colore hanno dovuto esplorare nuove strade e nuove strategie per sopravvivere alla crisi.

La risposta dei locali alla crisi

C’è chi ha puntato tutto o quasi sulla clientela di prossimità con l’asporto, ma c’è anche chi si è messo in gioco con le consegne a domicilio e il delivery. Uno strumento efficace, ma non inclusivo. A fronte di imprenditori digitalizzati e consapevoli, ce ne sono migliaia che rischiano di restare ai margini del nuovo mondo. Tanti perché non conoscono le tecnologie, altrettanti perché faticano a orientarsi tra norme che cambiano con cadenza quasi mensile. E altri magari perché non padroneggiano l’italiano.

Secondo la nostra esperienza in Indigo.ai, l’intelligenza artificiale può essere quello strumento capace di supportare l’inclusione di tutto. Un aiuto cruciale nella comprensione delle norme, ma anche nella gestione dei rapporti coni partner tecnologici. Esattamente come la grande distribuzione organizzata si è affidata ad assistenti virtuali affinché guidassero i clienti che per la prima volta si affacciavano al mondo della spesa online, ai tempi del primo lockdown, così, oggi, quegli assistenti virtuali possono guidare i ristoratori nella gestione del loro rapporto con le piattaforme di delivery.

L’AI come strumento d’inclusione

Se per tanti è stato difficile anche solo registrarsi sul sito del proprio supermercato, selezionare gli articoli da comprare o magare annullare un ordine, altrettanto complesso può essere per un ristoratore capire le regole che cambiano da regione a regione, o all’interno delle singole province, o anche entrare in contatto con un call center e comunicare in una lingua che magari non padroneggia. Motivo per cui il canale preferito è quello scritto, come WhatsApp.

E qui entrano in gioco i modelli di linguaggio sviluppati dall’intelligenza artificiale: uno strumento che non sostituisce, ma supporta i call center nella gestione dei flussi di richieste che sempre più spesso arrivano nell’intero arco delle 24 ore. È possibile realizzare – come ha fatto qualche operatore nel settore del delivery – un bot capace di guidare la conversazione attraverso una chat; raccogliere le segnalazioni deli clienti e poi inviarle direttamente ai reparti di competenza. Un servizio che supporta i customer care e aiuta i ristoratori offrendo loro un nuovo modo di comunicare. Veloce e inclusivo.

A cura di Gianluca Maruzzella, CEO & CO-Founder Indigo.ai

Valentina ContiLifeStyleTopAssistenti virtuali,Delivery,Intelligenza artificiale,Ristoranti,Servizio a domicilio
Nell’ultimo anno l’e-commerce è diventato per molti imprenditori l’unico modo per restare sul mercato. E l’intelligenza artificiale è diventata uno strumento di inclusione, un supporto quasi inatteso, ma fondamentale. L’accelerazione imposta dalla pandemia globale, però, non è stata uguale per tutti. C’è chi, come il mondo del retail, la transizione...