Blue Origin: Volo spaziale o farsa? Scoppia la polemica online
Capsula Blue Origin: tra record spaziali e teorie del complotto online. Un volo storico oltre la Linea di Kármán
Il recente lancio della missione Blue Origin NS-31, che ha visto un equipaggio completamente al femminile superare la Linea di Kármán, ha scatenato entusiasmo tra i fan dell’esplorazione spaziale ma anche un’ondata di teorie del complotto online.
A bordo della capsula, che ha raggiunto un’altitudine di 107 km durante un volo di 11 minuti, c’erano sei donne di alto profilo: Katy Perry, Lauren Sánchez (compagna di Jeff Bezos), la conduttrice Gayle King, la produttrice Kerianne Flynn, l’attivista Amanda Nguyen e l’ex ingegnera della NASA Aisha Bowe.
Il lancio è avvenuto con successo alle ore 14:30 BST dal Launch Site One di Blue Origin, situato nel Texas occidentale. Dopo pochi minuti in assenza di gravità, la capsula è rientrata in sicurezza sulla Terra. L’evento è stato trasmesso in diretta e ampiamente documentato dai media internazionali, segnando un momento storico per i voli spaziali privati e per la rappresentanza femminile nel settore.
Tuttavia, la presenza di celebrità e del miliardario Jeff Bezos ha alimentato dubbi e sospetti in alcune comunità online, che hanno bollato la missione come una “messa in scena hollywoodiana”. Alcuni utenti dei social media hanno descritto la capsula come “un giocattolo gonfiabile per bambini” e suggerito che l’intera operazione si sia svolta in uno studio cinematografico, con le partecipanti sospese in vasche d’acqua per simulare l’assenza di gravità.
Altri ancora hanno sostenuto che la missione sia stata un rito occulto o satanico, puntando il dito contro i simboli presenti sulla patch della missione e contro la figura di Katy Perry, spesso al centro di simili narrazioni.



Lo spazio come terreno fertile per il pensiero cospirativo
Secondo gli psicologi, la combinazione tra esplorazione spaziale e cultura delle celebrità rappresenta un terreno fertile per la nascita di teorie complottiste. Il dottor Daniel Jolley, esperto di psicologia delle cospirazioni all’Università di Nottingham, ha spiegato che questi due ambiti sono tradizionalmente associati a sospetti e narrazioni alternative.
La presenza di figure pubbliche di alto profilo e l’apparente inaccessibilità dello spazio generano un senso di mistero e di incertezza epistemica, che spinge alcuni individui a cercare spiegazioni alternative ai fatti ufficiali.
Anche la professoressa Karen Douglas, dell’Università del Kent, sottolinea come la diffusione di teorie complottiste sia favorita da una combinazione di disinformazione online e dal bisogno umano di comprendere ciò che accade in contesti ambigui.
“Le persone – spiega – cercano di trovare senso in eventi complessi, e le spiegazioni semplici spesso non sono sufficienti. Così si fanno strada ipotesi più articolate, anche quando prive di fondamento.”
Nel contesto digitale attuale, dove i contenuti si diffondono rapidamente sui social network, è facile imbattersi in narrazioni alternative. Una volta diffuse, queste teorie diventano difficili da smentire, soprattutto quando persistono elementi non completamente chiariti o percepiti come nascosti.
La missione NS-31 di Blue Origin, nonostante la sua riuscita e l’alto valore simbolico, dimostra ancora una volta come la tecnologia, la celebrità e il mistero dello spazio continuino a intrecciarsi con l’immaginario complottista. In un’epoca in cui la fiducia nell’informazione ufficiale è spesso messa in discussione, anche un successo spaziale può trasformarsi nel bersaglio di sospetti e visioni alternative della realtà.
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— Billy Zig (@BillyZigouras) April 15, 2025
