INPS, c’è un solo bonus reale per le pensioni: nessuno ne parla, come ottenerlo subito

Pensioni, l’unico vero bonus concreto e utile: ecco esattamente di che si tratta e chi può richiederlo all’Inps. Scopriamo tutti i dettagli.
Nel panorama delle pensioni italiane, si sente spesso parlare di “bonus pensionistici”, ma cosa si cela realmente dietro questo termine? È importante fare chiarezza perché, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non esistono bonus che aumentino direttamente l’importo della pensione erogata dall’INPS. In questo articolo analizziamo l’unico vero bonus riconosciuto nel sistema previdenziale italiano, il suo funzionamento e come richiederlo.
Il vero bonus sulle pensioni: maggiorazioni contributive e diritto alla pensione
Nel linguaggio comune il termine “bonus” richiama l’idea di un vantaggio economico che lo Stato concede in via straordinaria, ma nel sistema pensionistico italiano questa definizione è fuorviante. Non esistono bonus che consentano ai pensionati di percepire importi maggiori rispetto a quelli calcolati con i contributi effettivamente versati. Tuttavia, vi sono delle maggiorazioni contributive che si traducano in un “plus” ai fini del diritto a pensione, cioè per anticiparne l’accesso, ma non per incrementarne la quota mensile.
Queste maggiorazioni, spesso impropriamente chiamate bonus, sono riconosciute a particolari categorie di lavoratori e si applicano esclusivamente ai contributi previdenziali. Gli esempi più tipici sono:

- Contributi versati prima dei 18 anni di età, che possono essere valorizzati fino a 1,5 volte rispetto al loro valore nominale;
- Contributi maturati dopo il riconoscimento di un’invalidità civile pari o superiore al 74%, ai quali si aggiungono 2 mesi figurativi per ogni anno di lavoro successivo alla certificazione di invalidità.
Questi meccanismi sono fondamentali per permettere a chi ne ha diritto di anticipare l’accesso alla pensione, senza però incidere sull’importo dell’assegno. Si tratta, infatti, di diritti figurativi e non di incrementi economici diretti.
La valorizzazione dei contributi versati prima della maggiore età è stata introdotta dalla riforma Dini (legge n. 335/1995), che ha stabilito un coefficiente maggiorativo pari a 1,5 per ogni anno di lavoro svolto da minorenne ai fini del diritto alla pensione. Questa disposizione riguarda soprattutto i cosiddetti lavoratori “contributivi puri”, cioè coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1995.
Per esempio, un lavoratore che ha accumulato due anni di contributi prima dei 18 anni potrà farli valere come tre per il raggiungimento dei requisiti necessari all’accesso alla pensione, come i 20 anni contributivi per la pensione di vecchiaia o i 42 anni e 10 mesi per l’anticipata. Tuttavia, questo bonus non incide sul calcolo economico del trattamento pensionistico: nel conteggio della pensione, quei due anni rimangono due, senza maggiorazioni.
Richiedere il bonus contributivo: l’iter all’INPS
Per usufruire di queste maggiorazioni contributive è necessario presentare una specifica domanda all’INPS, l’ente previdenziale pubblico. La richiesta deve essere corredata da tutta la documentazione che attesti i requisiti previsti, come il periodo di lavoro svolto prima dei 18 anni o il verbale di invalidità civile.
L’INPS, attraverso il proprio portale online e i servizi dedicati, rende disponibili tutte le informazioni necessarie per la presentazione delle domande. Il sito ufficiale dell’Istituto, aggiornato al settembre 2025, offre anche nuove funzionalità per agevolare i pensionati e i lavoratori nella gestione delle pratiche, con un’attenzione particolare ai canali digitali e al supporto telefonico.
Inoltre, la comunicazione ufficiale INPS suggerisce di rivolgersi anche a patronati e centri di assistenza per un supporto qualificato nella compilazione delle domande e nella verifica dei requisiti.
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