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Nel 1962, nell’area del Sannio-Irpinia, si sono verificati tre forti terremoti in meno di 40 minuti, preceduti da una scossa che non ha causato danni. Nonostante la sequenza sismica non sia un evento raro in Italia, il terremoto del 21 agosto viene spesso dimenticato e viene chiamato il “Terremoto bianco” o il “Terremoto signore” a causa del numero relativamente basso di vittime grazie al periodo estivo e all’ora degli eventi principali. Tuttavia, dal punto di vista geologico, il terremoto fornisce informazioni preziose sulla sismotettonica dell’Appennino meridionale.

E’ importante conoscere gli effetti macrosismici di una scossa per il geologo, in quanto ciò permette di localizzare l’evento e fornire informazioni sulla faglia responsabile del terremoto. In particolare, INGV Terremoti cita in un suo articolo a cura di Paola Vannoli (INGV- sez. Roma1), il lavoro di Fabrizio Terenzio Gizzi del 2012 che ha permesso di conoscere il danneggiamento causato dagli eventi del 21 agosto in 562 località italiane. Tuttavia, gli effetti macrosismici dei tre eventi principali del 21 agosto sono poco utili per il geologo a causa del poco tempo intercorso tra le scosse e della vulnerabilità degli edifici dovuta alla pessima qualità dell’edilizia locale e alla riattivazione di numerose frane.

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L’area dell’Irpinia è caratterizzata da una forte franosità a causa della presenza di materiali particolarmente erodibili come argille, arenarie, sabbie e conglomerati. Questa franosità rende difficile individuare le faglie responsabili dei terremoti come quello del 21 agosto 1962. Gli sismogrammi di questo evento e di altri terremoti del XX secolo sono stati recuperati e conservati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

La sequenza del 21 agosto è stata registrata da numerose stazioni sismiche in Italia, Europa e nel mondo, ma la sovrapposizione delle onde del secondo terremoto sulla “coda” delle onde del primo rende difficile l’interpretazione dei sismogrammi. Diversi autori hanno elaborato i meccanismi focali disponibili in letteratura per le tre scosse del terremoto del 21 agosto, calcolando anche la magnitudo e gli ipocentri dei terremoti.

Il Catalogo parametrico dei terremoti italiani (CPTI15), spiega INGV Terremoti, ha registrato tre terremoti il 21 agosto, con magnitudo momento (Mw) rispettivamente pari a 5.7, 6.2 e 5.3. Gli epicentri sono concentrati nell’area tra Ariano Irpino, Apice e San Giorgio la Molara. I terremoti sono stati relativamente profondi e hanno prodotto meccanismi focali con diverse cinematiche, sia trascorrenti sia estensionali/transtensivi. Questi meccanismi focali permettono di ricavare informazioni sulla geometria della faglia che ha generato il terremoto, l’orientazione e l’inclinazione del piano di faglia nello spazio e sul vettore dello spostamento relativo lungo il piano di faglia stesso. Dalle informazioni sui meccanismi focali delle prime due scosse si può ottenere una orientazione media del campo di sforzo regionale, con l’asse di sforzo compressivo orientato nordovest-sudest.

INGV ha analizzato la sismicità e la sismotettonica dell’area dell’Appennino centrale dove si è verificata la sequenza sismica del 1962. Rispetto ad altre sequenze sismiche come quella dell’Irpinia nel 1980, la sequenza del 1962 presenta alcune differenze, come una possibile maggiore profondità dei terremoti e un asse di sforzo compressivo suborizzontale con orientamento nordovest-sudest.

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L’area epicentrale della sequenza del 1962 si trova in un’area con terremoti anche con profondità superiore ai 15 km e con regime tettonico sia estensionale sia trascorrente. Inoltre, nell’area si sono verificate altre sequenze sismiche con cinematica transtensiva o trascorrente pura nel corso del tempo.

La sequenza del 1456, una delle più forti della storia sismica italiana, è costituita da più forti eventi e si ritiene che la faglia responsabile dell’evento più meridionale sia antiappennica e transtensiva, simile a quella responsabile del terremoto del luglio 1930 e molto prossima all’area epicentrale della sequenza del 1962.

L’Appennino meridionale presenta faglie sismogenetiche che appartengono a sistemi di faglie estensionali e trascorrenti/transtensive, che si sono formati durante l’attuale regime di stress. Le faglie trascorrenti sono strutture ereditate che possono essere riattivate con cinematica variabile a seconda dell’orientamento rispetto all’attuale campo di stress. La presenza di queste strutture ereditate potrebbe aver condizionato la segmentazione e l’arretramento differenziale di diversi lembi di litosfera adriatica. La sequenza sismica del 1962 indica che le faglie trascorrenti potrebbero avere un ruolo primario nella sismogenesi dell’Appennino meridionale e che la fagliazione estensionale non è l’unica a caratterizzare la parte assiale della catena appenninica.

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Nel 1962, nell'area del Sannio-Irpinia, si sono verificati tre forti terremoti in meno di 40 minuti, preceduti da una scossa che non ha causato danni. Nonostante la sequenza sismica non sia un evento raro in Italia, il terremoto del 21 agosto viene spesso dimenticato e viene chiamato il 'Terremoto...