Gli astronomi, armati dei telescopi spaziali James Webb e Hubble, hanno finalmente fatto luce su uno dei misteri più affascinanti dell’universo: la velocità apparentemente mutevole dell’espansione cosmica. Questo fenomeno, noto come tensione di Hubble, ha scosso le fondamenta della cosmologia, ma ora sembra finalmente trovare una risoluzione.
Il dilemma della tensione di Hubble è emerso con forza nel 2019, quando le osservazioni del telescopio spaziale Hubble hanno confermato che l’anomalia era reale. Tuttavia, è stato nel 2023, grazie alle misurazioni ancora più precise del James Webb Space Telescope (JWST), che la discrepanza è stata ulteriormente consolidata. Questo ha gettato un’ombra sulla nostra comprensione dell’universo, sollevando dubbi sulla validità delle nostre teorie cosmologiche.
Secondo lo studio pubblicato sull’Astrophysical Journal Letters il 6 febbraio, il lavoro congiunto dei due telescopi ha contribuito a escludere la possibilità di errori di misurazione, ponendo così l’accento su una possibile revisione dei nostri concetti fondamentali sull’universo.
Adam Riess, professore di fisica e astronomia alla Johns Hopkins University e uno degli autori principali dello studio, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta. Riess, insieme a Saul Perlmutter e Brian P Schmidt, ha vinto il Premio Nobel per la fisica nel 2011 per la scoperta dell’energia oscura, un fattore cruciale nell’espansione accelerata dell’universo.
Secondo Riess, una volta esclusi gli errori di misurazione, rimane la possibilità che la nostra comprensione dell’universo sia stata errata, aprendo la strada a nuove e entusiasmanti prospettive cosmologiche.
Attualmente, esistono due principali approcci per calcolare la costante di Hubble, che descrive il tasso di espansione dell’universo. Il primo si basa sull’analisi delle fluttuazioni del fondo cosmico a microonde (CMB), mentre il secondo utilizza stelle pulsanti chiamate variabili Cefeidi.
Tra il 2009 e il 2013, gli astronomi hanno impiegato il satellite Planck dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per ottenere una misura della costante di Hubble. Tuttavia, le osservazioni delle variabili Cefeidi, condotte da Riess e colleghi, hanno portato a un valore notevolmente più alto, aprendo un nuovo capitolo nella nostra comprensione dell’universo.
Per risolvere questa discrepanza, Riess e il suo team hanno esteso le loro osservazioni, studiando altre 1000 stelle Cefeidi in cinque galassie distanti fino a 130 milioni di anni luce dalla Terra. I risultati hanno confermato le misurazioni precedenti, escludendo così la possibilità di errori di misurazione e rafforzando ulteriormente la teoria della tensione di Hubble.
In sintesi, l’enigma della tensione di Hubble continua a sfidare le nostre concezioni cosmologiche, ma grazie al lavoro congiunto dei telescopi spaziali James Webb e Hubble, stiamo gradualmente gettando nuova luce su uno degli aspetti più enigmatici dell’universo.
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