Francesco Totti, il Capitano, una storia indelebile con la sua Magica Roma. Ieri sera nell’ultima giornata di Serie A 2016-2017, ha giocato contro il Genoa la sua ultima partita da calciatore entrando al nono della riprea, un minuto prima del decimo, per richiamare il memorabile numero della sua maglietta giallorossa. Dopo 25 anni è finita l’avventura di Francesco Totti calciatore (foto).
In uno stadio Olimpico stracolmo di gente accorsa per salutare il suo Capitano, alla fine della partita Roma-Genoa 3-2 (gol vittoria al 90′ di Perotti con dedica al suo capitano), Totti si congeda dal popolo gialorosso sotto una pioggia di applausi e lacrime.
“Ci siamo, è arrivato il momento. Sembra un concerto. Purtroppo è arrivato questo momento che speravo non arrivasse mai. In questi giorni ho letto tante cose e ho pianto tutti i giorni con un matto. 25 anni non si dimenticano così, con voi dietro le spalle che mi avete spinto nel bene e nel male”.
“Non sono di tante parole però le penso. E questi giorni con mia moglie ci siamo messi a tavolino e le ho raccontato un po’ di cose, di anni vissuti con questa maglia. Questa unica maglia. Anche io ho scritto una lettera per voi, non so se riuscirò a leggerla, ci provo. Io starei qua altri 25 anni, ma qua avete fame, è ora di cena”.
“Grazie Roma, grazie mamma e papà, a mio fratello, ai miei amici, a mia moglie e ai miei tre figli. Ho voluto iniziare dalla fine, dai saluti, perché non so se riuscirlò a leggere queste poche righe. E’ impossibile raccontare 28 anni di storia con poche frasi, come una canzone o una poesia, ma non sono capace di scriverla”.
“In questi anni ho tentato di esprimermi con i miei piedi, con i quali mi viene tutto più semplice. A proposito, il mio giocattolo preferito sapete qual è? Il pallone. E lo è ancora. Ma a un certo punto della vita si diventa grandi, così mi hanno detto che il tempo era deciso. Maledetto tempo, è lo stesso tempo che il 17 giugno del 2001 passammo in fretta, non vedevamo l’ora di sentire l’arbitro fischiare tre volte, mi viene la pelle d’oca a ripensarci”.
“Oggi questo tempo è venuto a bussare sulla mia spalla dicendomi: dobbiamo crescere, da domani sarai grande, levati pantaloncini e scarpini, perché da oggi sei un uomo e non potrai più sentire l’odore dell’erba così da vicino, il sole in faccia mentre corri verso la porta avversaria, l’adrenalina che ti consuma e la soddisfazione di esultare”.
“Mi sono chiesto in questi mesi perché mi sia svegliato da questo sogno. Avete presente quando siete bambini e state sognando qualcosa di bello e vostra madre vi sveglia per andare a scuola e voi vorreste continuare a dormire per riprendere il filo di quella storia? Stavolta non è un sogno ma realtà”.
“E’ stato un onore essere il vostro capitano, con questa maglia, la mia unica maglia. Ora la tolgo e la ripiego, ora si spegne la luce: consentitemi di avere un po’ di paura. Vi ringrazio tutti e vi amo”.
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