La storia di Nicolò Carosio. “L’uomo che ha raccontato in radio il calcio a un’Italia che ancora non poteva vederlo, oppure che poteva vederlo, ma in bianco e nero. L’uomo che ha reso poetiche le partite di pallone”. Così Enrico Ruggeri annuncia in video il racconto della “lunga vita leggendaria” di Nicolò Carosio, protagonista della puntata di oggi, mercoledì 18 maggio, de Il Falco e il Gabbiano in onda alle 15:30 in diretta live streaming su www.radio24.it, in cui sarà ospite il giornalista sportivo Pierluigi Pardo.
Immaginatevi un bambino palermitano agli inizi del secolo, figlio di un ispettore della Dogana e di una pianista inglese, che viaggia per l’Italia inseguendo il lavoro del padre: Genova, Domodossola, La Spezia, Milano, Venezia. Una passione per il pallone, ma soprattutto per un gioco: quello di sedersi a bordo campo e raccontare la partita per i suoi amici. Questo è il giovane Nicolò Carosio, un ragazzino studioso ed educato che dopo un viaggio in Inghilterra viene profondamente colpito dalle radiocronache della BBC sul calcio inglese e decide di mandare una lettera all’EIAR, L’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche.
Siamo nel 1932, l’Eiar trasmette da soli cinque anni e tutto ha un sapore pionieristico. Gli annunciatori della radio vengono scelti per la loro pronuncia e per la dizione, non ci sono ancora delle scuole professionali specializzate. Carosio è laureato in giurisprudenza, è istruito, ha viaggiato in lungo e in largo per l’Italia e quindi non ha accento. Quando l’Eiar lo convoca per una audizione lui improvvisa una finta radiocronaca tra Juventus e Torino. Sul 5-5 viene fermato dagli esaminatori che gli offrono un lavoro. Nicolò Carosio ha solo 25 anni e diventa il primo radiocronista sportivo italiano.
Nicolò Carosio è stato gli occhi di milioni di tifosi di calcio che grazie al suo racconto hanno potuto seguire le sorti della squadra del cuore e della Nazionale. Una carriera iniziata negli anni trenta, la fortuna di commentare le vittorie della Nazionale di Vittorio Pozzo ai campionati mondiali del 1934 e del 1938 e poi l’avvento della televisione, nel 1954, che lo costringe ad adattare le sue telecronache, a renderle meno descrittive rispetto ad una radiocronaca, mantenendo comunque il comune denominatore dell’eleganza del linguaggio e di una buona dose di ironia con cui commenta le partite.
Su Nicolò Carosio c’è anche una leggenda metropolitania. Non è vero che il radiocronista italiano insultò il guardalinee di colore durante Italia-Israele ai Mondiali 1970. La Domenica Sportiva di Massimo De Luca ristabilisce la verità.
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