Salute

Curiosità in età avanzata: protegge da Alzheimer e demenza

Mantenere viva la curiosità in età avanzata può proteggere dalla demenza

Secondo un recente studio psicologico internazionale guidato dall’Università della California a Los Angeles (UCLA), gli adulti over 60 che mantengono la curiosità e il desiderio di apprendere cose nuove rilevanti per i propri interessi possono ridurre il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer. Al contrario, le persone che mostrano scarso interesse per l’apprendimento continuo potrebbero essere maggiormente esposte al rischio di declino cognitivo.

L’indagine ha coinvolto oltre 400 partecipanti di età compresa tra i 20 e gli 84 anni. I soggetti hanno completato un questionario sulla curiosità generale e, successivamente, hanno valutato il proprio livello di interesse nel rispondere a domande stimolanti, come ad esempio: “Qual è stato il primo Paese a concedere il diritto di voto alle donne?”.

I dati raccolti hanno mostrato un andamento inaspettato: se da un lato la curiosità come tratto stabile della personalità tende a diminuire con l’età, dall’altro la cosiddetta curiosità situazionale – quella che nasce in risposta a stimoli specifici – aumenta in età avanzata, dopo una lieve flessione nella mezza età.

Curiosità situazionale: un fattore protettivo per il cervello

Gli esperti distinguono tra due tipologie di curiosità. La curiosità di tratto è quella stabile nel tempo, collegata alla personalità. La curiosità situazionale, invece, si attiva in presenza di stimoli specifici – come una nuova domanda, un compito inedito o un argomento affascinante – ed è proprio questa forma ad aumentare nella terza età.

I ricercatori suggeriscono che, durante la giovinezza e la mezza età, le persone tendono a concentrare le proprie risorse cognitive sull’acquisizione di competenze utili per il lavoro, lo studio e la famiglia. Ma una volta raggiunta la pensione o superate le principali sfide della vita attiva, possono dedicarsi a interessi personali e attività più specifiche, stimolando così nuovi circuiti cognitivi.

“Con l’età non smettiamo di voler imparare, diventiamo semplicemente più selettivi su ciò che vogliamo conoscere,” ha spiegato Alan Castel, psicologo della UCLA e autore principale dello studio pubblicato sulla rivista PLOS One.

“Questo si inserisce nel contesto dell’apprendimento permanente: molti anziani tornano a frequentare corsi, coltivano hobby o si dedicano all’osservazione della natura. Ritengo che mantenere un certo livello di curiosità ci aiuti a rimanere mentalmente vigili con l’avanzare dell’età.”

In conclusione, coltivare interessi personali e mantenere viva la curiosità anche in età avanzata non è solo una scelta culturale o ricreativa, ma potrebbe rappresentare un efficace strumento di prevenzione contro la demenza senile, contribuendo a migliorare la qualità della vita nella terza età.

Federica Santoni

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