Economia

Borse deboli: l’attesa è per la riunione della Bce

Chiusura debole per le principali piazze finanziarie europee. I rialzi degli ultimi 10 giorni sembrano essere giunti al capolinea. L’attesa è, ora, tutta per le riunione di questa settimana in cui la Bce di Mario Draghi (nella foto di copertina) dovrà far conoscere le proprie intenzioni su come affronterà questa crisi imperante. I mercati finanziari e tutti i principali operatori del settore (dai traders ai broker, passando per analisti finanziari e fondi d’investimento) sono consapevoli dei grossi problemi che l’economia mondiale sarà chiamata ad affrontare.

Allo stesso modo sono consapevoli del fatto che solo un intervento importante delle banche centrali potrà, in qualche modo, arginare questo effetto domino che sembra presagire l’arrivo della tempesta perfetta. Ma cosa ci si può aspettare esattamente dalla Bce?

Secondo gli esperti del sito https://www.webtrader.me le armi in mano alla Banca Centrale Europea, non sono più moltissime. Il piano di riacquisto di titoli di stato (il quantitative easing a cui è stato dato il via lo scorso anno) non ha portato i frutti sperati. Per far ripartire l’economia del vecchio continente servirebbe un euro debole che aiuti i paesi esportatori ad essere competitivi sui mercati internazionali.

Allo stesso tempo però, bisogna fare i conti con il brusco rallentamento della Cina e dei principali paesi emergenti, primo tra tutti il Brasile, che stanno subendo il forte calo dei rendimenti delle materie prime. A proposito di materie prime sarà molto importante capire anche la direzione delle quotazioni del greggio.

Oltre ad avere un’importanza fondamentale per chi investe in borsa, le quotazioni del petrolio sono in grado di influenzare in maniera determinante l’economia mondiale. Se il prezzo del greggio continuerà a rimanere su questi valori il risultato sarà devastante per tantissimi paesi che proprio sul petrolio basavano la propria economia.

Per non parlare delle singole aziende. Basti pensare alle tantissime società di estrazione dello shail oil, società che, ormai, stanno chiudendo una dopo l’altra. Per non parlare dell’Iran che, avendo rifiutato l’accordo per contenere la produzione, genererà un altro surplus che avrà come effetto un ulteriore calo dei prezzi. Che i paventati 20 dollari al barile verranno toccati proprio quest’anno? E quale sarà l’effetto sui mercati finanziari e sull’economia dei singoli paesi? Quello che possiamo dire con certezza è che ci troviamo davanti ad un bivio storico, uno di quei momenti cruciali in cui verrà scritta la storia economica degli anni a venire.

Federica Santoni

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