Eolie: pescatori in sciopero contro i delfini. Richiesto lo stato di calamità naturale: l’invasione dei cetacei provoca danni al pescato.
Alle Eolie è invasione di delfini. Questi splendidi mammiferi marini, socievoli, intelligenti e da sempre amici non solo dell’uomo ma della natura marina, sono diventati un vero incubo per i pescatori isolani. Tanto da averli spinti ad indire uno sciopero e a porre un duro aut aut “o noi o loro”.
L’accusa mossa ai cetacei è quella di mangiare tutto il pesce, arrecando danni al pescato e costringendo i pescatori e rientrare al porto con le barche vuote. Tra Lipari e Salina sembra che il fatturato abbia subito un crollo del 70%, mettendo in difficoltà numerose famiglie. Come riporta l’edizione palermitana di “Repubblica”, il clima sull’isola si fa sempre più teso. “La situazione non è più sostenibile“, spiega Giuseppe Spinella, vicepresidente del Co.Ge.Pa, il consorzio che riunisce le 119 imbarcazioni che pescano nel tratto di mare intorno alle Eolie .
“Ogni notte in mezzo al mare c’è una guerra per sopravvivere. Sia chiaro, noi non abbiamo nulla contro i delfini ma una soluzione bisogna trovarla: o i pescatori o loro. Chiediamo lo stato di calamità naturale”.
Vincenzo Giuffrè, pescatore di totani da 25 anni, dice di non aver mai vissuto una situazione del genere, raccontando di come spesso di notte le loro imbarcazioni vengano accerchiate dai delfini, pronti a cenare con la loro unica fonte di reddito.
“Prima portavamo a casa circa duemila euro al mese, adesso spesso torniamo al porto senza nemmeno aver incassato le spese per il carburante”, affermano preccupati i pescatori che chiedono l’allontanamento del centinaio di esemplari di delfini che abitano quella zona.Ma il numero di delfini in quel tratto di mare è davvero cresciuto?
Non è così secondo Monica Blasi, biologa del Filicudi WildLife Conservation (link), associazione no profit volta allo studio e alla conservazione di cetacei e tartarughe marine nelle Isole Eolie attraverso un programma integrato di azioni concrete sul territorio.
“I pescatori avvertono un aumento dei delfini, ma non è così. Il problema è che è diminuito il pesce in mare e i cetacei si spostano verso le barche per mangiare”.
E perchè è diminuito il pesce in mare? Non sarà che lo stiamo esplotando esageratamente? Non sarà che il consumo di pesce nel mondo sta superando la materia prima, tanto da rompere il delicato ecosistema della catena alimentare? E quindi, non è che la colpa sia nuovamente dell’uomo?
Cosa fare allora? In assemblea, i pescatori sono apparsi esasperati e hanno chiesto a muso duro che si trovi una soluzione. Soluzione che potrebbe trovarsi nel Pinger (link), dissimulatore acustico che posizionato sulle imbarcazioni, permetterebbe di tenere gli animali lontani. “Lo testeremo su alcune barche da maggio per tre mesi, grazie ai finanziamenti che abbiamo ricevuto”, ha spiegato la Blasi. I pescatori si augurano che il dispositivo possa funzionare, ma se così non fosse sono già pronti a proporre soluzioni alternative “che qualcuno ci compensi le perdite oppure che si allontanino i delfini. O che si punti sulla riconversione dei pescherecci” fanno sapere per bocca di Spinella.
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