Il Tribunale di Trento ha rimesso alla Corte Costituzionale l’esame della legittimità del nuovo meccanismo di perequazione automatica delle pensioni, introdotto con le leggi di bilancio 2023 e 2024. La questione sollevata riguarda la modifica del sistema di adeguamento delle pensioni all’inflazione, passato da un modello “a scaglioni” a un sistema “a blocchi”.
Secondo quanto riferito dalla CGIL e dallo SPI, il nuovo meccanismo previsto dalle leggi recenti applica una rivalutazione pensionistica ridotta sull’intero importo dell’assegno, invece di garantire una rivalutazione progressiva per fasce. In altre parole, la percentuale di adeguamento all’inflazione non cresce con l’aumentare della pensione, ma viene applicata in modo uniforme, penalizzando soprattutto i trattamenti di importo medio-alto.
L’ordinanza del Tribunale di Trento, emessa nel contesto di un ricorso presentato da un pensionato, evidenzia che non è possibile definire il giudizio senza chiarire prima la legittimità costituzionale delle nuove disposizioni. Il pensionato ha chiesto l’applicazione del precedente sistema “a scaglioni”, che garantiva una rivalutazione più equa e progressiva.
Il tribunale sottolinea che, per accogliere la richiesta del ricorrente, è necessario che la Consulta dichiari l’incostituzionalità dell’articolo 1, comma 309 della Legge 197/2022 (Legge di Bilancio 2023) e dell’articolo 1, comma 135 della Legge 213/2023 (Legge di Bilancio 2024). Queste norme introducono in via eccezionale il meccanismo “a blocchi”, in deroga al sistema precedentemente in vigore.
La perequazione delle pensioni è un tema di estrema rilevanza per milioni di pensionati italiani, soprattutto in un contesto di inflazione crescente. L’obiettivo del meccanismo è garantire il potere d’acquisto delle pensioni, adeguando gli importi all’aumento del costo della vita.
Il passaggio a un sistema meno progressivo, secondo i sindacati, rischia di aumentare le disuguaglianze tra pensionati e ridurre la tutela economica delle fasce più vulnerabili. Il ricorso e la valutazione della Consulta potrebbero avere effetti significativi anche retroattivi, influenzando il trattamento pensionistico di moltissimi cittadini.
La decisione della Corte Costituzionale è attesa con grande interesse. Una dichiarazione di incostituzionalità potrebbe rimettere in discussione l’intero impianto della perequazione 2023-2024, con possibili ripercussioni sulle future leggi di bilancio e sul sistema previdenziale italiano nel suo complesso.
L’esito del giudizio potrà incidere non solo sul singolo ricorso, ma anche su un’eventuale revisione strutturale del meccanismo di rivalutazione delle pensioni, con ricadute sia politiche che economiche.
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