Un nuovo rivoluzionario utilizzo della pianta banano, non solo per i prelibati ed ormai immancabili frutti, potrà presto arrivare, secondo i ricercatori dell’Alta scuola di Lucerna. Sono le fibre naturali contenute nel fusto, simili alla iuta o al lino, ad aver attirato l’attenzione degli scienziati che pensano che non debbano essere più sprecate. Dopo il raccolto, quasi sempre, i fusti vengono bruciati ma il loro potenziale è enorme, se si pensa alla quantità di filamenti contenuti.
L’equipe di ricerca internazionale, guidata da Tina Moore, ha esaminato la possibilità di creare prodotti tessili partendo dagli scarti delle coltivazioni di banane, riuscendo a realizzare un piccolo tappeto, utilizzando una macchina industriale. Il risultato, è stato incoraggiante, se si pensa che rispetto ad altri materiali tessili i banani hanno il vantaggio di non necessitare di spazi coltivabili supplementari, oltre a quelli già utilizzati per il frutto. Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un modo per evitare uno spreco notevole di risorse in agricoltura per una coltura intensiva che costituisce la spina dorsale dell’economie di numerosi paesi in via di sviluppo.
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