Calcio

Kim Vilfort, la triste storia del giocatore della Danimarca

La storia di Kim Vilfort. A due giorni dalla finale degli Europei 2016 (Portogallo-Francia), Enrico Ruggeri racconta oggi, venerdì 8 luglio, la storia di un campionato particolare, quello di Svezia del 1992. L’ultimo al quale hanno partecipato solamente otto squadre. Racconta la storia di un sogno impossibile che diventa realtà. Di una squadra che viene chiamata a partecipare alla fase finale solo all’ultimo momento in sostituzione di un’altra. Di un giocatore di questa squadra che nel breve spazio di 10 giorni vive una gioia e un dolore entrambi indescrivibili. Alle 15:30 a Il Falco e il Gabbiano in diretta live streaming su radio24.it, Enrico Ruggeri racconta degli Europei vinti dalla Danimarca e del suo centrocampista Kim Vilfort.

Kim Vilfort, la favola triste del Campione d’Europa

“Una storia meravigliosa, bella e terribile. La storia di Kim Vilfort che va agli Europei del ’92 con la sua Danimarca. Ma continua a fare la spola con un ospedale di Copenaghen nel quale c’è sua figlia di 8 anni che sta morendo di leucemia. Lui arriva, raggiunge la squadra nel pomeriggio delle partite e aiuta la Danimarca a vincere quell’Europeo. Una storia di grandissima intensità”.

Il 30 maggio 1992 il consiglio di sicurezza dell’Onu approva la risoluzione 757 . Con questo atto la Jugoslavia subisce una serie di provvedimenti che di fatto la isolano dal resto del mondo e accelerano la sua disgregazione. Tra le varie limitazioni adottate viene deciso che la Jugoslavia non possa partecipare a nessun evento e competizione sportiva con i suoi atleti.

Questo significa che la Nazionale di calcio della Jugoslavia viene esclusa da qualsiasi competizione. E qui sorge un problema. Mancano solo 10 giorni all’inizio del Campionato europeo di Calcio che si svolge in Svezia. La Jugoslavia è una delle squadre che si è qualificata per la fase finale del torneo. Bisogna trovare un sostituto. Si vanno a guardare i gironi di qualificazione. La seconda del gruppo quattro, quello vinto dalla Jugoslavia, è la Danimarca.

Per i tifosi danesi è una piacevole sorpresa, non altrettanto per la federazione calcistica, che si ritrova in poco più di una settimana ad organizzare il gruppo di calciatori che deve rappresentare il paese negli Europei. Un’impresa che appare da subito con poche speranze di far bella figura. L’allenatore della Nazionale è Richard Moller Nielsen. Ha preso le redini della nazionale solo due anni prima. Non è riuscito a qualificare sul campo la Nazionale. A lui il compito di organizzare la squadra.

Kim Vilfort, un centrocampista del Broendby

Tra i giocatori convocati all’ultimo momento c’è Kim Vilfort. È un centrocampista del Broendby, la più forte squadra danese. Moller Nielsen chiama anche lui, ma Vilfort ha un problema. Pochi giorni prima della convocazione, la figlia di otto anni è stata ricoverata per una grave forma di leucemia. Sono cose che fanno passare tutto in secondo piano, ma Vilfort sente anche il peso della responsabilità di rappresentare il suo paese. E così accetta di partire con il gruppo stringendo con l’allenatore un accordo, un patto fra gentiluomini in cui anche gli interessi sportivi di una nazione passano in secondo piano. “Non ti preoccupare Kim – gli dice Nielsen – potrai andare a trovare tua figlia ogni volta che vorrai. Certe cose valgono molto di più di una partita di calcio”.

Danimarca Campione d’Europa 1992 in Svezia

La Danimarca vince così, a sorpresa, il suo campionato Europeo a cui non avrebbe dovuto neanche partecipare. Lo fa con un colpo d’ala dell’uomo da cui tutti i compagni hanno trovato la forza per compattarsi e diventare imbattibili. Ma questa favola è senza lieto fine. La piccola Line, qualche settimana dopo aver visto il padre sollevare la coppa d’Europa, perde la sua battaglia con la leucemia che l’ha colpita. La gioia lascia spazio al dolore per un uomo che ha reso felice una nazione, ma che non ha potuto godere del successo inseguito per tutta la sua carriera.

Oggi Vilfort allena le giovanili del Broendby, la squadra nella quale ha chiuso la carriera nel 1998. Non ha vinto altro nella sua carriera di calciatore. Ma il suo comportamento è stato da esempio per molti suoi colleghi. Vale molto più di qualsiasi vittoria calcistica.

Andrea Paola

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