Il gestore telefonico Iliad ha annunciato un importante stop a tutti i suoi clienti: i dettagli della notizia

La fusione tra TIM e Iliad è definitivamente tramontata, come confermato dal direttore generale di Iliad, Thomas Reynaud, che ha dichiarato la fine di ogni trattativa con TIM a partire dall’inizio di aprile. Questo stop segna una svolta nel mercato delle telecomunicazioni italiano e apre nuove prospettive per entrambi i gruppi, con strategie che si muovono su fronti differenti.

Iliad conferma la propria strategia di crescita indipendente in Italia

Thomas Reynaud ha sottolineato come Iliad intenda rafforzare la propria presenza sul mercato italiano puntando sullo sviluppo organico della divisione nazionale, che al 30 giugno 2025 conta 12,5 milioni di clienti e ha registrato una crescita delle vendite del 9,2% nel primo semestre, con ricavi pari a 603 milioni di euro. L’attenzione del gruppo francese si concentra dunque sul consolidamento e sull’espansione del proprio modello di business, che già offre tariffe competitive senza vincoli né costi nascosti.

Iliad ha inoltre quasi triplicato l’utile netto globale nel primo trimestre 2025, raggiungendo i 700 milioni di euro e registrando una crescita del 10,2% nell’utile operativo lordo degli affitti (EBITDAaL), che si è attestato a 2 miliardi di euro. Questi risultati positivi sono accompagnati da un aumento degli abbonati e dei ricavi consolidati, che hanno toccato i 5,09 miliardi di euro nel primo trimestre.

Dal punto di vista commerciale, Iliad continua a proporre offerte trasparenti e convenienti, con piani tariffari che includono navigazione in 4G/4G+ e 5G e servizi come la portabilità gratuita del numero e la possibilità di attivare eSIM con video identificazione. Tra le offerte di punta, spiccano TOP 150 Plus (7,99 euro/mese), TOP 250 Plus (9,99 euro/mese) e TOP 300 Plus (11,99 euro/mese), tutte disponibili con canone fisso e senza rimodulazioni.

TIM sotto il controllo di Poste Italiane: un cambio di strategia industriale

Parallelamente alla chiusura del capitolo fusione con Iliad, si è intensificata la presenza di Poste Italiane nel capitale di TIM, che è diventato il primo azionista con una quota del 24,81%, dopo aver acquisito il 15% delle azioni da Vivendi per 684 milioni di euro. Questo passaggio segna il ritorno sotto controllo prevalentemente italiano di TIM, con il gruppo pubblico che assume un ruolo centrale nelle scelte strategiche della compagnia.

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L’investimento di Poste Italiane, definito di natura strategica, punta a creare sinergie operative tra i due gruppi, come il trasferimento di Poste Mobile sulla rete di TIM e la collaborazione in settori chiave quali servizi finanziari, pagamenti, assicurazioni, media, energia e cloud. Quest’ultimo, in particolare, rappresenta un ambito di sviluppo cruciale, dato che TIM è fornitore di infrastrutture cloud mentre Poste Italiane è tra i maggiori investitori in Italia in questa tecnologia.

Il passaggio di quote da Vivendi a Poste è previsto per concludersi entro la fine del primo semestre 2025, in tempo per l’assemblea degli azionisti di TIM, dove Poste potrebbe consolidare la sua influenza senza però superare la soglia del 25% per evitare l’obbligo di offerta pubblica di acquisto (OPA).

Possibili scenari futuri e mercato italiano delle telecomunicazioni

La frenata sulla fusione TIM-Iliad rappresenta al momento un vantaggio per il Governo italiano, che mira a rilanciare TIM come pilastro strategico dell’industria nazionale. Il progetto di consolidamento del mercato delle telecomunicazioni, però, non è abbandonato: Poste Italiane ha espresso la volontà di promuovere una riduzione del numero di operatori mobili infrastrutturati da quattro a tre, per porre fine alla lunga “guerra dei prezzi” che ha penalizzato gli investimenti e la redditività del settore.

Iliad, dal canto suo, non esclude operazioni di consolidamento sul mercato francese, in particolare relative all’acquisizione di SFR, il secondo operatore mobile francese di proprietà di Altice, con cui sono stati avviati colloqui preliminari.

Resta quindi aperta la possibilità che, in un futuro non troppo lontano, la fusione tra TIM e Iliad possa tornare al centro del dibattito, questa volta sotto la regia di Poste Italiane e con un diverso assetto finanziario rispetto ai tentativi precedenti, che coinvolgevano anche il fondo britannico CVC.

L’uscita di scena di Vivendi, che mantiene solo una minima quota residua di TIM destinata probabilmente a essere ceduta, apre un nuovo capitolo nel panorama delle telecomunicazioni in Italia, con un mercato che punta a stabilizzarsi e a crescere grazie a nuove strategie industriali e a un maggior coordinamento tra operatori.

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