Il problema non riguarda l’Unione europea, dove Facebook nel 2012 ha dovuto disabilitare il riconoscimento facciale per venire incontro alle riserve della Commissione irlandese per la protezione dei dati personali. In questo caso è sotto accusa negli Usa il sistema di tag delle foto, che violerebbe la privacy degli utenti creando una sorta di impronta del volto, cioè delle rappresentazioni geometriche delle facce della gente, senza avere un esplicito consenso a farlo. A citare in giudizio in Tribunale la piattaforma sociale negli Stati Uniti, sono stati alcuni utenti dell’Illinois. Un tribunale californiano ha infatti respinto la richiesta di rigettare il caso avanzata dai legali della compagnia.
Sebbene Facebook nei termini di servizio spieghi di essere legato solo alle leggi della California e a quelle federali, commenta Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti, per il giudice la compagnia deve rispondere anche al Biometric Information Privacy Act dell’Illinois, che proibisce la raccolta di dati biometrici, e quindi il caso giudiziario può andare avanti.
La sorte è la stessa toccata a Google, che a marzo è stata colpita da un’accusa simile per il suo servizio Foto, anche questo in contrasto con la legge dell’Illinois. Tale ordinanza dimostrerebbe che Facebook negli Stati Uniti, raccogliendo e usando in modo illecito i dati biometrici delle persone, non offre un livello di protezione dei dati personali adeguato.
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