La Corte di Giustizia UE ha stabilito che gli anni di insegnamento nelle scuole private non valgono come quelli nelle statali. Tutti i dettagli.

La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 4 settembre 2025 (causa C-543/23, Gnattai) segna una svolta importante per la categoria degli insegnanti italiani che hanno maturato esperienza nelle scuole private paritarie. La Corte ha infatti stabilito che gli anni di servizio svolti nelle scuole paritarie non possono essere riconosciuti ai fini della carriera e della retribuzione nelle scuole statali. Questa pronuncia, attesa e temuta, ha un impatto significativo per migliaia di docenti che ora vedono limitate le opportunità di avanzamento professionale e di stabilizzazione.

La sentenza della Corte di Giustizia UE e i criteri di riconoscimento del servizio

La Corte di Giustizia UE ha respinto i ricorsi presentati da numerosi insegnanti che chiedevano il riconoscimento del servizio prestato nelle scuole private paritarie nell’ambito delle procedure di ricostruzione di carriera, scatti stipendiali, attribuzione di punteggi e immissioni in ruolo nella scuola pubblica. La motivazione principale riguarda la natura differente tra scuole statali e scuole paritarie, che pur svolgendo un servizio pubblico, non sono considerate equivalenti sotto diversi profili:

  • organizzazione interna,
  • status giuridico del personale,
  • modalità di finanziamento.

I giudici di Lussemburgo hanno sottolineato che questa distinzione non viola il principio di non discriminazione né le direttive europee. Gli Stati membri conservano infatti la libertà di definire i criteri per il reclutamento e la valorizzazione del personale scolastico, riservando la piena validità dell’esperienza lavorativa solo al servizio svolto nella scuola pubblica statale.

Questa linea interpretativa trova riscontro anche nella sentenza n. 280 del 2021 della Corte Costituzionale italiana, che aveva già ribadito come la tutela degli standard qualitativi nelle scuole paritarie non comporti una completa equiparazione dei rapporti di lavoro con quelli della scuola statale, soprattutto per l’assenza di procedure di selezione concorsuale paragonabili a quelle pubbliche.

La decisione della Corte di Giustizia UE rappresenta un duro colpo per circa 300.000 docenti che hanno prestato servizio nelle scuole paritarie e che ora non potranno più utilizzare tale esperienza per migliorare la propria posizione nelle graduatorie, ottenere progressioni economiche o accedere più facilmente al ruolo nella scuola pubblica. Questo ha riacceso le tensioni nel mondo sindacale.

retribuzione in scuole pubbliche e private
Riconoscimento degli anni di lavoro in scuole pubbliche e private – postbreve.com

Il sindacato Anief ha annunciato che continuerà a sostenere gli insegnanti coinvolti attraverso azioni di pressione politica, campagne di sensibilizzazione e proposte legislative, con l’obiettivo di colmare una disparità che, secondo i sindacalisti, non trova più giustificazione nel contesto attuale.

La questione rimane un nodo cruciale nel dibattito sulla valorizzazione del lavoro docente e sull’equità tra i diversi segmenti del sistema scolastico italiano, con forti ripercussioni sulla carriera di molti insegnanti che si sono formati e hanno lavorato nelle scuole paritarie.

Contesto giuridico e autonomia degli Stati membri

La pronuncia della Corte UE si inserisce in un quadro più ampio di rispetto della sovranità degli Stati membri nel determinare le regole per il reclutamento e la valorizzazione del personale scolastico pubblico. La libertà di stabilire criteri di selezione e riconoscimento dell’esperienza lavorativa è infatti considerata una componente essenziale della politica educativa nazionale.

Questo orientamento è coerente con il principio stabilito dall’articolo 97 della Costituzione italiana, secondo cui l’attività amministrativa deve essere improntata a criteri di imparzialità e buon andamento, ma può prevedere modalità e condizioni differenziate in base alle caratteristiche specifiche dei diversi segmenti del sistema scolastico. La distinzione tra scuole statali e paritarie riflette quindi una valutazione complessiva che tiene conto non solo dell’effettiva funzione pubblica svolta, ma anche degli elementi organizzativi, giuridici e finanziari che caratterizzano i diversi istituti.

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