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Birra con gli scarti del pane

La lotta agli sprechi alimentari dev’essere una priorità della nostra “moderna” società, non vi è alcun dubbio. Perchè in un pianeta in cui la crescita demografica non accenna a diminuire, mentre le risorse inevitabilmente si riducono, ogni idea che possa comportare benefici in termini di recupero delle materie e delle basi alimentari, non può che essere accolta favorevolmente.

E così la birra prodotta da resti di pane della giovane azienda svizzera Damn Good Food & Beverages di Weinfelden, non può che essere apprezzata e non può non incuriosire chi ama la bevanda alcolica che da maggio potrà acquistarla anche nelle panetterie elvetiche. Basti pensare che cento litri della nuova “Bread Beer” – presentata oggi all’incontro annuale dell’associazione “United Against Waste”, che per l’appunto si batte contro gli sprechi alimentari – vengono prodotti con l’utilizzo di 8 kg di pane invenduto.

Il sistema di produzione risulta in apparenza non così complesso. Vengono mischiate briciole di pane con acqua fresca di sorgente, lievito, luppolo e malto d’orzo. Il pane sostituisce fino a un terzo il malto e viene trasformato in zuccheri fermentabili.

Non si tratta, tuttavia, di un’idea del tutto nuova, almeno per la Svizzera. Due locali di Berna ne hanno già lanciata una con lo stesso procedimento già lo scorso dicembre. La lotta agli sprechi nel Paese al di là delle Alpi appare più avanti rispetto al Nostro, in quanto sono numerose le iniziative che mirano a sensibilizzare i consumatori riguardo al tema dei rifiuti alimentari.

In diverse città vi sono negozi che permettono l’acquisto di articoli da forno prodotti il giorno precedente. Mentre – ed in questo è possibile di parlare anche di lotta alla povertà – esistono frigoriferi a disposizione della popolazione, dove i cittadini possono prendere oppure lasciare alimenti.

L’associazione “United Against Waste” fondata nel 2013 conta in tutto 120 membri, tra cui produttori, commercianti e imprese attive nella gastronomia. Dell’associazione fanno parte anche le principali multinazionali svizzere del settore come Nestlé, Unilever, Pistor e Gastrosuisse. “Sportello dei Diritti”, rileva il presidente Giovanni D’Agata, apprezza l’idea specifica e la più generale lotta agli sprechi attuata in Paesi a due passi dal Nostro, sperando di poter contribuire alla creazione di una rete solidale che promuova in maniera più incisiva progetti come questo e iniziative di concreta sensibilizzazione della cittadinanza in materia.

Federica Santoni

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