Cronaca

Bimbo di 11 anni suicida dal balcone a Napoli

“La tristissima storia del bambino che coinvolto in un videogioco inadatto alla sua età (Jonathan Galindo, il folle gioco social che spinge ad uccidersi), possa essere stato spinto al suicidio, deve essere momento acuto di riflessione ed azione per intervenire al più presto. Occorre una seria normativa che tuteli i minori dal videogiocare con prodotti inadatti alla loro età, pieni di sesso, violenza e messaggi pericolosi per la loro crescita. Grave che ad oggi nonostante i videogiochi siano nelle case degli italiani, non esista ancora una normativa che disciplini la vendita  e sanzioni i commercianti che vendono ai minori prodotti inadatti alla loro età, a partire da quelli con classificazione pegi18+”. Sono le parole di Antonio Affinita, direttore generale Moige, movimento genitori.

Moige aveva presentato una indagine al Senato lo scorso anno:

L’ACCESSO DEI MINORI AI VIDEOGIOCHI 18+.

Per quanto riguarda la dimensione della percezione del rischio e delle conseguenze, a breve e lungo termine, dell’utilizzo di videogiochi con contenuti violenti o volgari, il campione intervistato sottostima i rischi e, infatti, il 33,6% ritiene che non vi sia alcun rischio mentre il 42,3% che ce ne siano pochi; tra i minori che giocano è abbastanza diffuso il fenomeno del gioco on line e, infatti, spesso i ragazzi utilizzano la connessione on line per giocare con amici (26,8%) o con sconosciuti (4,8%).

Quando abbiamo chiesto ai ragazzi se avessero mai giocato a giochi con contenuti volgari o violenti il 49,6% dice di averlo fatto; interessante leggere che il 16% di loro “non sa rispondere, perché non ci ha fatto caso”. Sembrerebbe che i giovani non prestino attenzione ai livelli di violenza o volgarità presenti nei loro videogiochi e, allo stesso tempo, che non siano guidati a comprendere i rischi che corrono. Solitamente i ragazzi acquistano videogiochi non adatti ai minori in negozio (56,2%), o li fanno comprare ai genitori (9,9%). Secondo il campione in questi negozi non è presente alcun avviso informativo sul prestare attenzione all’età minima consigliata (26%) o non hanno fatto caso alla presenza di quest’ultimo (19%), né il rivenditore glielo ha fatto notare (65%). Anche rispetto alle piattaforme on line, i ragazzi riferiscono di non aver visto avvisi (34%) o di averli visti solo poche volte (34%).

Federica Santoni

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