Svelata la vera origine del Leone di Venezia: viene da molto lontano

Nuovo studio sul Leone di Venezia: da dove ha origine ed esattamente quanto tempo fa. Tanti dettagli che prima non si conoscevano.
Da sempre simbolo della città lagunare, l’iconico Leone di San Marco che domina Piazza San Marco si è rivelato avere origini ben più lontane e misteriose di quanto si immaginasse. Recenti ricerche archeologiche hanno infatti dimostrato che questa celebre statua in bronzo, da secoli simbolo di potere e spiritualità veneziana, non è stata forgiata in Italia, ma in Cina, durante la dinastia Tang, tra il VII e il IX secolo. Questa scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Antiquity, cambia radicalmente la narrazione storica legata a questo emblema e apre nuovi scenari sulle connessioni tra Oriente e Occidente nel Medioevo.
L’analisi scientifica che ha rivoluzionato la storia del Leone di San Marco
Chiunque abbia visitato Venezia conosce bene il Leone alato, figuretta maestosa che si erge fiera sopra una colonna in Piazza San Marco, simbolo dell’evangelista Marco e emblema della Serenissima Repubblica. Tuttavia, la sua origine è da sempre avvolta nel mistero: nessun documento storico chiarisce come e quando la statua sia arrivata in città, sebbene sia attestata almeno dal 1293, anno in cui si registra la sua necessità di restauri.
Il gruppo di archeologi guidato da Massimo Vidale, docente all’Università di Padova, ha condotto uno studio approfondito combinando analisi stilistiche e scientifiche. Le caratteristiche del Leone — un naso insolito, denti sporgenti, orecchie quasi umane, e ali innaturali — non si accordano con i leoni europei medievali. La somiglianza con gli zhènmùshòu, creature mitologiche cinesi protettrici delle tombe, ha indirizzato la ricerca verso l’Oriente.
La svolta decisiva è arrivata dall’analisi isotopica del piombo contenuto nel bronzo della statua, da cui è emerso che il materiale proviene con certezza dalle miniere metallifere del sud-est della Cina, in particolare dalle province di Anhui e Zhejiang, lungo il fiume Yangtze. Questa “firma chimica” unica non trova riscontri in alcun altro luogo al mondo, confermando così l’origine cinese della lega metallica con cui è stata realizzata la statua.

L’analisi dettagliata della statua ha rivelato anche modifiche evidenti apportate nel tempo. In origine, sotto l’attuale criniera — quasi certamente aggiunta successivamente — si trovavano delle corna, rimosse in un secondo momento. La Repubblica di Venezia, infatti, difficilmente avrebbe adottato un simbolo con corna, considerate portatrici di cattivi auspici.
Questa trasformazione testimonia come il Leone, nato come mostro funerario cinese zhènmùshòu, sia stato “ripulito” e rielaborato per diventare il simbolo alato di San Marco. Tale adattamento avvenne in un periodo cruciale, quando Venezia stava ricostruendo la propria immagine politica e religiosa dopo la perdita di Costantinopoli nel 1261.
L’ipotesi storica: i Polo e la via del Leone dalla Cina a Venezia
Lo studio non è riuscito a determinare con certezza come la statua sia giunta a Venezia, ma propone un’ipotesi suggestiva che coinvolge i celebri Niccolò e Maffeo Polo, padre e zio di Marco Polo. Tra il 1260 e il 1270, i due veneziani intrapresero un lungo viaggio commerciale e diplomatico fino alla corte di Kublai Khan, a Pechino, durante l’Impero Mongolo.
In quel periodo, la Cina stava progressivamente abbandonando i simboli funerari tradizionali, e molti zhènmùshòu furono distrutti o dispersi. È plausibile che i Polo, esperti commercianti e abili conoscitori di oggetti rari, abbiano recuperato una di queste antiche statue e l’abbiano portata a Venezia. La Serenissima, bisognosa di un simbolo forte dopo il disastro di Costantinopoli, avrebbe così adottato questo oggetto trasformandolo nel proprio emblema.
Questa nuova prospettiva sul Leone di San Marco racconta una storia di scambi culturali e commerciali ben più intensa di quanto si pensasse. L’oggetto, nato in Cina, modificato a Venezia e divenuto emblema cristiano e politico, rappresenta un vero e proprio frammento di un mondo medievale interconnesso, un esempio precoce di globalizzazione.
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