Crescita indicata all’+1,3% nel 2017, +1,1 nel 2018. Il commissario Ue: “Con uscita Gb buco da 10 miliardi”. Il Centro studi di Confindustria ha diramato delle nuove previsioni in merito al Pil del 2017. Il centro ha indicato una crescita del +1,3%, rispetto al precedente +0,8%. Inoltre, meglio anche il Pil del 2018, al +1,1% (dal +1,0%). La correzione, rispetto ai dati di dicembre, è in buona parte dovuta all’innalzamento delle statistiche dell’Istat, viene spiegato. In generale, per il Csc l’accelerazione è stata trainata da “export e investimenti“.
“Non bisogna dimenticare” che in Italia ci sono “7,7 milioni di persone cui manca il lavoro, in tutto o in parte”. Così il Csc, il Centro studi di Confindustria, nel rapporto sugli scenari economici. Un bacino “ancora ampio” fatto da disoccupati ma anche da occupati part time involontari o persone disponibili a lavorare ma che non cercano. Ciò nonostante “i miglioramenti registrati negli ultimi anni”.
Le trattative per la Brexit sono cominciate. E ora l’Europa si trova già a dover fare i conti con le ripercussioni dell’uscita del Regno Unito sulla propria economia. Guenther Oettinger, commissario Ue al bilancio, ha dichiarato che con l’uscita del Paese “mancheranno ogni anno 10-11 miliardi al bilancio Ue, perché nonostante lo ‘sconto’ la Gran Bretagna era un contributore netto”.
Nel presentare il paper di riflessione sulle finanze europee post 2020, Oettinger ha spiegato che, secondo le previsioni, dopo il 2020 ci saranno sul bilancio Ue tagli e razionalizzazioni ai fondi per la coesione che vanno alle regioni e a quelli per l’agricoltura. Una revisione della spesa, viene spiegato, è necessaria per finanziare le nuove priorità Ue: migranti, lotta al terrorismo e difesa comune.
“Lo status quo non è un’opzione”, per questo “dovranno essere fatte scelte dure”, si legge nel documento. Il vero nodo sono le risorse: “Il gap nelle finanze Ue che nasce dall’uscita del Regno Unito e dai bisogni finanziari delle nuove priorità deve essere chiaramente riconosciuto”, si legge nel documento di Bruxelles.
Secondo fonti Ue, accanto al “buco” di una decina di miliardi all’anno lasciato da Londra, i finanziamenti che verranno spostati dall’attuale ripartizione tra agricoltura e fondi di coesione per le regioni alle nuove priorità sarebbero una quindicina. All’appello, quindi, dopo il 2020 mancherebbero circa 25 miliardi l’anno.
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