La Corte dell’Unione Europea ne è convinta. Tanto che ha espresso il suo parere profondamente contrario alla legge italiana che impone a cittadini extracomunitari richiedenti il rilascio o il rinnovo di un permesso di soggiorno, di pagare un contributo tra 80 e 200 euro.
Secondo il parere della Corte di giustizia – che ricordiamo interpreta il diritto dell’UE per garantire che sia applicato allo stesso modo in un tutti gli Stati membri e dirime le controversie giuridiche tra governi nazionali e istituzioni dell’UE – il costo è sproporzionato rispetto alla finalità della normativa Ue. “Può creare ostacoli all’esercizio dei diritti” in quanto “l’obiettivo principale della direttiva è l’integrazione”. È vero che gli stati membri hanno un “margine discrezionale” sul quale poter agire per fissare l’importo sui contributi, ma è anche vero, precisa la Corte Ue, che tale potere non è illimitato.
Dopo l’entrata in vigore della legge Bossi-Fini (legge 30 luglio 2002, n. 189), il permesso ha la durata massima di due anni ed è legato alla sussistenza di un contratto di lavoro subordinato, tanto che si definisce anche contratto di soggiorno.
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