Aggiornamento Banche Venete. L’agenzia di rating americana Moody’s valuta positivamente l’acquisizione di Banca Popolare di Vicenza e Banca Veneta da parte di Intesa Sanpaolo, come riportato da Rai News. L’istituto acquirente “aumenterà l’attuale base di clienti, liberando economie di scala. Intesa – precisa Moody’s – aumenterà di circa il 2% la quota di mercato sui prestiti (ora al 16%) e sui depositi (17%)”. Il decreto del governo italiano, proseguono gli analisti, evita il “rischio di contagio”, che i titolari di c/c e gli obbligazionisti abbiano perdite e che gli sportelli chiudano.
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“La crisi delle banche venete risale a prima della crisi economica e ha raggiunto livelli che hanno reso necessario un intervento di salvataggio, per evitare i rischi evidenti a tutti di un fallimento disordinato”. Così il premier Paolo Gentiloni al termine del Cdm che ha dato il via libera al decreto legge d’urgenza per il salvataggio di Veneto Banca e Popolare Vicenza.
Si sblocca quindi l’acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo delle good bank delle venete, ma il cda in una nota avverte che l’esito positivo dell’operazione è subordinato all’effettiva approvazione del decreto. Il contratto di cessione “include una clausola risolutiva, che prevede l’inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche in liquidazione coatta amministrativa del perimetro oggetto di acquisizione, In particolare nel caso in cui il Decreto Legge non fosse convertito in legge, ovvero fosse convertito con modifiche e/o integrazioni tali da rendere più onerosa per Intesa Sanpaolo l’operazione, e non fosse pienamente in vigore entro i termini di legge”.
Subito quindi 5,2 miliardi dallo Stato per il salvataggio degli istituti e la garanzia di apertura degli sportelli scongiurando così il caos che si sarebbe creato, come ha detto Gentiloni, con un “fallimento disordinato”.
Il decreto legge, approvato in appena 20 minuti, pone le basi per la “liquidazione ordinata” della parte sana delle due venete a Intesa Sanpaolo. “L’intervento – si legge in un comunicato di Intesa Sanpaolo – permette di evitare i gravi riflessi sociali che sarebbero altrimenti derivati dalla procedura di liquidazione coatta amministrativa delle due banche, salvaguardando l’occupazione, i risparmi di 2 milioni di famiglie e l’attività di circa 200 mila imprese finanziate”.
In dettaglio, ha spiegato il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, lo Stato mobilizza risorse fino a 17 miliardi “per la copertura del rischio di una retrocessione di crediti che non risultino in bonis al termine della due diligence, per un ammontare massimo 6 miliardi e 300 milioni”.
L’altra voce è una “garanzia fino a 4 miliardi per crediti attualmente in bonis ma ad alto rischio”. Il ministro ha spiegato, comunque, che “l’esborso effettivo dello Stato” per le banche venete “sarà di circa 5 miliardi: cifre che non impattano sull’indebitamento“.
Allo Stato spetterà, tra l’altro, il finanziamento della ‘bad bank’, cioè smaltire circa 10 miliardi di crediti deteriorati e in bonis ad alto rischio che non entreranno delle attività rilevate da Intesa. Ci sarà poi da rimpolpare il fondo esuberi di categoria, per sostenere le circa 4mila uscite che deriveranno dalla ristrutturazione dei due istituti nell’integrazione con Intesa. Una volta approvato il decreto, tocca adesso alla Banca d’Italia far partire la richiesta di liquidazione coatta.
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