Un’innovativa ricerca condotta da Stanford Medicine ha messo a punto un nuovo metodo per calcolare l’età biologica di vari organi attraverso un’analisi del sangue. Questo studio, pubblicato su Nature Medicine, rivela che è possibile prevedere il rischio di malattie nei dieci anni successivi, grazie alla “firma” delle proteine presenti nel sangue. Questo approccio potrebbe aprire nuove frontiere nella diagnosi precoce e nella prevenzione delle malattie, consentendo interventi tempestivi prima che le malattie si manifestino in modo evidente.
Nel dettaglio, i ricercatori di Stanford hanno utilizzato un’analisi complessa che esamina le proteine nel sangue di un individuo per risalire all’età biologica di 11 organi vitali, tra cui cervello, cuore e fegato. La ricerca ha dimostrato che l’età biologica di questi organi può discostarsi significativamente dall’età cronologica della persona, influenzando il rischio di sviluppare determinate malattie. Il team di ricerca ha utilizzato un algoritmo sofisticato per analizzare oltre 3.000 proteine presenti nel sangue di 45.000 partecipanti.
Uno degli organi principali analizzati è stato il cervello, rivelatosi un indicatore cruciale della longevità e della salute complessiva. Lo studio ha evidenziato che le persone con un cervello biologicamente “vecchio” hanno una probabilità significativamente maggiore di sviluppare Alzheimer o altre malattie neurodegenerative. In particolare, chi aveva un cervello più vecchio rispetto alla propria età anagrafica aveva una probabilità 12 volte maggiore di ricevere una diagnosi di Alzheimer nei dieci anni successivi.
Non è solo il cervello ad essere importante in questa analisi. La ricerca ha anche rivelato che l’età biologica di un organo ha un forte impatto sul rischio di mortalità. In particolare, un cervello più “vecchio” aumenta il rischio di morte prematura del 182% nei 15 anni successivi. Al contrario, avere un cervello “giovane” riduce questo rischio del 40%. Questi risultati suggeriscono che l’età biologica del cervello possa essere un indicatore più preciso della salute globale rispetto all’età cronologica.
I risultati di questa ricerca (link alla fine di questo articolo) potrebbero avere importanti implicazioni per la medicina preventiva. L’analisi della firma proteica nel sangue potrebbe non solo fornire informazioni sullo stato di salute attuale, ma anche permettere di individuare precocemente il rischio di malattie future.
Con la possibilità di “intervenire” prima che i disturbi si manifestino, le terapie volte a rallentare l’invecchiamento potrebbero essere più efficaci. L’approccio potrebbe, inoltre, rendere possibile l’adozione di misure personalizzate per prevenire malattie e migliorare la qualità della vita.
La ricerca condotta da Stanford Medicine segna un passo importante verso una nuova comprensione dell’invecchiamento e dei suoi effetti sugli organi. Utilizzando l’analisi del sangue per determinare l’età biologica degli organi, è ora possibile prevedere il rischio di malattia con una precisione mai vista prima. Con la continua evoluzione di questa tecnologia, si potrebbero aprire nuovi orizzonti per la diagnosi precoce, la prevenzione e la personalizzazione dei trattamenti contro l’invecchiamento e le sue patologie.
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