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Caldo estremo e salute mentale: cosa succede davvero al nostro cervello quando le temperature salgono

Ondate di caldo estremo e allarme per la salute mentale: in aumento il disagio emotivo. Cosa accade al cervello umano?

Il cambiamento climatico e le temperature estreme non incidono solo sulla salute fisica, ma influenzano profondamente anche il benessere mentale delle persone. Un recente studio condotto dal Massachusetts Institute of Technology (MIT), in collaborazione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha evidenziato come superare la soglia dei 35 gradi centigradi provochi un aumento significativo delle emozioni negative, con effetti psicologici più marcati nelle fasce della popolazione meno abbienti.

Effetti psicologici del caldo estremo: lo studio del MIT

L’indagine, che ha analizzato oltre un miliardo di post sui social media provenienti da 157 Paesi, ha impiegato sofisticati algoritmi per valutare il tono emotivo dei messaggi in più di 65 lingue. Incrociando questi dati con le temperature registrate nei luoghi di origine dei post, i ricercatori hanno scoperto un chiaro incremento delle emozioni negative quando la temperatura supera i 35 gradi.

“Il disagio emotivo da caldo non è solo un fatto fisico, ma un fenomeno che sta modificando il nostro benessere mentale giorno dopo giorno”, spiega il professor Siqi Zheng, tra gli autori dello studio. Nei Paesi a basso reddito, dove mancano adeguate infrastrutture come condizionatori, spazi verdi e servizi pubblici, le emozioni negative triplicano rispetto a quelle osservate nei Paesi più ricchi. Ciò evidenzia come le disuguaglianze sociali ed economiche amplifichino gli effetti del caldo anche sul piano psicologico.

Il clado estremo influenza negativamente la salute mentale – postbreve.com

Nel contesto italiano, il caldo estremo aggrava ulteriormente la situazione degli anziani, categoria particolarmente vulnerabile. La Fondazione Colleoni ha sottolineato come le alte temperature, soprattutto se accompagnate da elevati livelli di umidità, possano innescare malesseri anche gravi in questa fascia di popolazione. Tra i sintomi più comuni si annoverano affaticamento, agitazione, vertigini, difficoltà di concentrazione, alterazioni del sonno e della pressione sanguigna.

Il rischio di disidratazione è particolarmente elevato e può provocare ricoveri ospedalieri, soprattutto in chi soffre di patologie cardiache o ha un’alimentazione carente di minerali. Per prevenire tali problemi, è fondamentale adottare alcune precauzioni:

  • Invitare gli anziani a rimanere in casa durante le ore più calde, evitando esposizioni dirette al sole e attività faticose.
  • Stimolare un adeguato apporto di liquidi, poiché con l’età si riduce la capacità di percepire la sete e di regolare la sudorazione.
  • Assicurarsi che la dieta includa frutta e verdura fresche, utili per mantenere l’idratazione e fornire vitamine e minerali.
  • Favorire ambienti freschi per il riposo e schermare le finestre esposte al sole.
  • In caso di crampi, sincope o colpi di calore, applicare rimedi immediati come il sollevamento delle gambe o il raffreddamento localizzato di viso e nuca.

Queste misure non solo salvaguardano la salute fisica, ma contribuiscono a tutelare anche l’equilibrio mentale, fondamentale per il benessere globale degli anziani.

Caldo estremo e tensioni sociali: un fenomeno globale

Il legame tra aumento delle temperature e peggioramento dell’umore non è una novità degli ultimi anni. Già negli anni ’80, studi osservavano un incremento dell’aggressività durante le giornate più calde, con un maggior numero di litigi e incidenti. Un esempio emblematico arriva dai Giochi della XXIX Olimpiade di Pechino 2008, quando giornalisti sportivi utilizzavano un linguaggio più negativo nei giorni di caldo intenso. Oggi, grazie all’analisi su scala globale condotta dal MIT, questi segnali trovano una conferma scientifica e quantitativa.

Il caldo estremo, dunque, non è solo una sfida ambientale o sanitaria, ma anche sociale. Le comunità più povere e meno attrezzate sono quelle che soffrono maggiormente, con evidenti ripercussioni sul tessuto emotivo collettivo. La crescente frequenza delle ondate di calore, ormai fenomeno ordinario anche nelle città italiane dove spesso si superano i 40 gradi, richiede un approccio integrato.

Romana Cordova

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