Disastro Space Shuttle Challenger: la NASA non ascoltò Bob Ebeling

Il 28 gennaio del 1986, il mondo aveva lo sguardo puntato al cielo. Gli occhi di un pianeta stavano osservando il Space Shuttle Challenger della NASA impegnato nel raggiungere lo spazio. Improvvisamente, però, lo Shuttle si disintegrò in volo, 73 secondi dopo il lancio, a causa di un guasto a una guarnizione, detta O-ring, nel segmento inferiore del razzo a propellente solido (Solid-fuel Rocket Booster, SRB) destro. A bordo vi erano 7 astronauti tra cui l’insegnante Christa McAuliffe la quale avrebbe dovutto fare una trasmissione televisiva per una sua lezione di scienze trasmessa dallo spazio.

30 anni dopo, Bob Ebeling continua a non poter dormire la notte. Scopriamo il perché. Bob faceva parte del gruppo di ingegneri della NASA che intentò bloccare la notte prima, la missione STS-51-L, la 25a missione del programma STS e il 10° volo del Challenger. Sapeva infatti che gli anelli di tenuta non avrebbero sopportato temperature così basse. Nessuno conosce il motivo perché la NASA non ha voluto abortire la missione spaziale, però Ebeling ancora oggi si sente responsabile dei fatti che successero il giorno dopo, per non essere riuscito a interrompere la missione.

Antonio VivesScienzaTopMissione Spaziale,NASA,Space Shuttle Challenger
Il 28 gennaio del 1986, il mondo aveva lo sguardo puntato al cielo. Gli occhi di un pianeta stavano osservando il Space Shuttle Challenger della NASA impegnato nel raggiungere lo spazio. Improvvisamente, però, lo Shuttle si disintegrò in volo, 73 secondi dopo il lancio, a causa di un guasto...